“Quando uomini e montagne si incontrano, grandi cose accadono.”
William Blake
Così scriveva William Blake, poeta inglese del Settecento. Impossibile dargli torto. La montagna è fatta non solo per essere ammirata nei tesori paesaggistici che offre continuamente al nostro sguardo, in ogni stagione, ma anche per essere vissuta, con escursioni, arrampicate, gite.
Chi frequenta le vette conosce bene l’impareggiabile sensazione di libertà che solo l’aria frizzante dell’altitudine e le viste sconfinate sono in grado di donare.
Da sempre l’uomo nutre venerazione appassionata per la montagna, talvolta sfumata da timore reverenziale. Filosofi, artisti, alpinisti, uomini che hanno fatto la storia. Di seguito leggeremo le loro parole, ascolteremo il riverbero delle loro voci che ci parlano dell’esperienza mistica della montagna.
Cominciamo da Paolo Cognetti, scrittore italiano contemporaneo, vincitore del Premio Strega 2017.
“La montagna non è solo nevi e dirupi, creste, torrenti, laghi, pascoli. La montagna è un modo di vivere la vita. Un passo davanti all’altro, silenzio tempo e misura.”
Paolo Cognetti
In questa frase, egli ci parla della sua visione dell’esistenza, paragonandola ad una salita solitaria e faticosa, che richiede anni e prudenza. Una prudenza che si acquisisce man mano che si procede con l’altezza e con l’età.
Sebbene contornata da meraviglie che non possiamo fare a meno di ammirare estasiati, la montagna, come la vita, non è fatta solo di questo. Così come una scalata richiede di prestare attenzione ad ogni passo per non compierne di falsi, senza lasciarsi trasportare completamente dalla bellezza della natura, così la vita non può essere semplicemente lasciata scorrere passivamente godendo soltanto delle sue gioie, delle dissolutezze e dei piaceri che ci offre.
Essa va ponderata in ogni sua fase, e il silenzio è necessario per dar spazio ad una riflessione che le conferisca la profondità che ce la farà vivere appieno.
Dello stesso avviso era lo scrittore e naturalista scozzese John Muir, che negli ultimi anni dell’Ottocento scriveva:
“Ora siamo nelle montagne e le montagne sono dentro di noi.”
John Muir
In questa breve ed ermetica frase è racchiusa una semplice verità: non solo le montagne rappresentano un’analogia con il percorso di vita al quale tutti siamo chiamati e perciò fanno parte di noi, ma sono anche il punto estremo di contatto tra l’uomo e la natura.
L’immersione nel verde dei pascoli e il respiro a pieni polmoni rendono davvero i visitatori parte della montagna stessa e questi partecipano ad essa. L’uomo diventa tutt’uno con la natura, in un unico grande organismo.
“Un paese di pianura per quanto sia bello, non lo fu mai ai miei occhi. Ho bisogno di torrenti, di rocce, di pini selvatici, di boschi neri, di montagne, di cammini dirupati ardui da salire e da discendere, di precipizi d’intorno che mi infondano molta paura.”
Jacques Rosseau
Non solo rispetto e reverenza, ma anche paura. Questo è il tipo di suggestione che la montagna infonde nei pensieri di Jean-Jacques Rosseau.
In questa citazione il celebre filosofo francese, famoso per i suoi studi sulla pedagogia e l’educazione, abbonda ed esagera gli aspetti oscuri di una natura che può essere aspra e inospitale, colorando la montagna di toni cupi e spaventosi.
La montagna viene però messa in contrapposizione con la quiete della pianura, povera di stimoli, per quanto gradevole. La voce di Rousseau ci suggerisce all’orecchio dunque un’altra visone della montagna che può essere accostata a quella della vita e, più profondamente, della psiche umana.
Così impervia e imprevedibile, ricca di meandri cui nessuno può avere accesso, la mente rappresenta da sempre uno dei più grandi crucci dell’uomo, che non riesce ad avvicinarsi alla verità che si cela dietro il suo mistero.
I placidi pascoli niente hanno a che vedere con il fascino irresistibile che esercitano le vette innevate, così come gli abissi dell’animo.
Un altro filosofo che ha celebrato il potere della montagna nei suoi scritti è Friedrich Nietzsche. Possiamo ancora sentire la sua voce che pronuncia con potenza una frase di grande saggezza:
“Alcune ore di salita in montagna fanno di un briccone e di un santo due creature quasi uguali. La stanchezza è la via più breve verso l’uguaglianza e la fratellanza – e la libertà viene infine aggiunta dal sonno.”
Friedrich Nietzsche
Non importa chi sia l’avventuriero che sceglie di inerpicarsi per i ripidi sentieri montuosi.
Procedendo sentirà il caldo soffocante del sole che inonda i versanti del monte, il dolore ai piedi che da ore non calpestano altro che sassi duri e appuntiti, i crampi alle gambe, irrigidite per lo sforzo prolungato, la stanchezza che accompagna gli ultimi tratti, fino quasi a farlo cedere.
Quasi una missione la scalata verso la vetta. Una missione che esita nel raggiungimento di se stessi, della propria libertà e della sensazione di dominare il mondo dall’alto.
Una missione che infine richiede che tanta fatica venga premiata con il riposo. Con del sano e fisiologico sonno, esigenza naturale che porta tutti gli esseri umani allo stesso livello.
Nietzsche ci ricorda che tutti abbiamo le stesse esigenze e dobbiamo soddisfare gli stessi bisogni. Ci ricorda che i tormenti fisici, la nostra natura corporale, ci rendono tutti uguali e, in un certo senso, fratelli.
“Nessuno li scorge, gli arrampicatori, quando sono sospesi sopra gli abissi, nello smisurato silenzio, impegnati in una lotta temeraria; quando, sorpresi dalla notte, si accovacciano intirizziti su un esile terrazzino, per aspettare che il sole ritorni e la lotta possa ricominciare.”
Dino Buzzati
Come possiamo leggere da questa citazione, Dino Buzzati rende omaggio non solo alla montagna, ma anche a coloro che hanno il coraggio di sfidarla.
Gli alpinisti vengono dipinti con tutti i tratti caratteristici degli eroi della letteratura romantica: degli uomini alla disperata e incessante ricerca di se stessi.
Questi eroi scelgono una strada insidiosa per trovare le risposte che cercano, ingaggiando una vera e propria lotta con la montagna, che con la possente forza degli elementi può contrastarli.
Una natura non ospitale, ma avversa, che, in un continuo braccio di ferro, cerca di ostacolare l’essere umano impedendogli di proseguire il suo cammino.
Una natura che non è amica, ma, quasi fosse dotata di una sua personalità, e di una sua inarrestabile volontà, fa di tutto per non essere violata.
Di fronte a tanta potenza, l’eroe non può fare altro che aspettare il sole, il cui sorgere segna l’arrivo del momento più opportuno per agire.
La via verso la scoperta di se stessi è una battaglia feroce, ma il tempo e l’ostinazione possono premiare i più perseveranti.
Infine, chiudiamo con la voce di Walter Bonatti, un alpinista che ha letteralmente fatto della montagna la sua vita.
“Le grandi montagne hanno il valore degli uomini che le salgono, altrimenti non sarebbero altro che un cumulo di sassi.”
Walter Bonatti
Per meravigliosa che sia, una montagna rimarrà semplicemente un monumento della natura, che osserva il mondo dall’alto, ma senza un nome e senza un’identità. Sono le imprese degli uomini a renderle celebri.
Allo stesso modo, un’esistenza diventa degna di essere vissuta solo se ci sarà un uomo pronto a dare tutto se stesso per viverla senza risparmiarsi.